CINEMA D'AUTORE



Il Pianista.

Władysław Szpilman è un pianista ebreo che suona per la radio di Varsavia, città nella quale vive quando inizia la persecuzione della Germania nazista. All'inizio è costretto a suonare in alcuni locali per soli ebrei, poi perde anche quella possibilità. 
La famiglia viene deportata, ma egli si salva perché un poliziotto ebreo, suo amico, riesce a a farlo fuggire dalla fila di gente che viene caricata sul treno della morte. 
Per il protagonista inizia così un doloroso percorso esistenziale: prima viene nascosto da una coppia di amici, poi da un altro amico. Ogni volta deve fuggire; coloro che lo proteggono di volta in volta sono scoperti e catturati. Gli alleati stanno per avanzare, quando trova rifugio - solo e malato - all'interno di una casa diroccata nel ghetto di Varsavia, ormai deserto. 
Lì un ufficiale tedesco, dopo averlo sentito suonare al pianoforte,ricorda di averlo ascoltato in una radio nei tempi ormai passati in cui lui suonava per la radio di Varsavia,
ancora depositato nella casa ormai abbandonata, lo aiuta a porsi in salvo. Per il pianista è il momento dell'estremo batticuore : l'ufficiale, in una pressoché inspiegabile dimostrazione di compassione, gli risparmia la vita e gli dona il suo cappotto. All'arrivo dei sovietici, inizialmente viene scambiato per un ufficiale nazista, poi viene portato in salvo.




Il diario di Anna Frank.

Le prime pagine, dal 12 luglio all’8 luglio, sono il resoconto della difficile vita quotidiana di una ragazzina di famiglia benestante che cerca di mantenere una vita normale, fatta di studio e amicizie, nonostante le restrizioni che la guerra e la persecuzione nazista le impongono. Dall’8 luglio comincia il racconto dei due anni di clandestinità in un alloggio segreto, sopra la fabbrica di suo padre, la cui esistenza è conosciuta solo da pochi amici che portano ai rifugiati provviste e notizie dall’esterno. La famiglia Frank è composta da Anna, dal padre Otto, dalla madre Edith e dalla sorella Margot, che nel 1942 ha sedici anni. A loro si uniscono Hermann Val Pels (il cognome della famiglia sarà cambiato nel testo in Van Daan), socio di Otto, sua moglie Auguste, che nel testo viene chiamata Petronella, e il figlio Peter, anche lui di sedici anni. Un ultimo inquilino, Fritz Pfeffer (Albert Dusselnel libro), chiude il gruppo di clandestini. Dall’esterno, aiuteranno i clandestini alcuni cittadini “liberi” come Miep Gies, segretaria di Otto Frank, e Johannes Kleiman.L’alloggio è mimetizzato da una libreria mobile che ne nasconde l’entrata e si compone di più stanze, permettendo così la convivenza di due famiglie e garantendo momenti di parziale intimità a ragazzi e adulti. Anna così descrive le speranza e le inquietudini dei componenti dell’Achterhuis: si va dalle notti trascorse ad ascoltare Radio Orange per avere notizie sulla guerra e nel timore di venire scoperti e denunciati alle autorità fino alle tensioni che si instaurano tra gli abitanti del rifugio. Emergono così le difficoltà quotidiane della convivenza, cui la ragazzina non aveva mai pensato, come per i turni per il bagno omi rapporti con la propria famiglia e gli altri. Se dei coniugi Van Pels Anna già non ha un’ottima opinione, di mese in mese Anna infatti avverte una maggiore lontananza dal padre e diventa assai critica nei confronti della madre, dipinta come una donna distante e complicata. Margot è il personaggio che sembra subire più la prigionia, dato che si chiude in sé stessa, non parla mai, e sono rari i momenti in cui riesce ad aprirsi con la sorella. L’unico tra gli abitanti della casa con cui Anna riesce a stabilire un legame è Peter, il figlio dei Van Pels, nei cui confronti Anna comincia a provare un sentimento amoroso, che sarà da lui ricambiato. Unici svaghi per Anna, che sogna di diventare scrittrice, sono la lettura e lo studio delle materie umanistiche, con cui inganna la noia della reclusione forzata.





l figlio di Saul.

Saul Ausländer è un cittadino ungherese ebreo deportato nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau. La sua vita, ovviamente è terrificate. Saul, oltretutto, è membro del SonderKommando, un gruppo particolare di prigionieri che lavora nelle camere a gas ed anche nei forni crematoi. Un giorno Saul, tra i cadaveri, pensa di riconoscere il figlio. L’uomo cercherà con tutte le sue forze di evitare che il corpo del ragazzo venga cremato per dargli una degna sepoltura con l’ausilio di un Rabbino. Arriverà però a un certo punto la rivolta dentro il campo di sterminio.



La Vita è Bella.

La pellicola racconta la vicenda di Guido Orefice , che con l’amico Ferruccio Papini si trasferisce ad Arezzo. Durante il viaggio, Guido conosce casualmente una maestra di nome Dora, che lui immediatamente chiama “principessa”. Una volta arrivato in città, Guido trova ospitalità e lavoro presso lo zio Eliseo, che lo accoglie nel Grand Hotel da lui posseduto.Guido, intanto, inizia presto a manifestare i primi segni di insofferenza nei confronti del fascismo: in municipio, per esempio, si scontra con Rodolfo, militare fascista, che diventa “lo scemo delle uova” a causa di un incidente che vede protagonisti i due (Rodolfo indossa un cappello nel quale Guido aveva appoggiato alcune uova, rompendosele in testa). Non solo: a seguito di un altro incontro casuale con Dora, scopra che la donna è fidanzata proprio con Rodolfo.
Nel frattempo il giovane ebreo fa amicizia con un medico tedesco, appassionato di calembour e indovinelli, ospite nell’hotel dello zio, e si sostituisce a un ispettore scolastico che deve svolgere una lezione di carattere antropologico, in una scuola elementare, per promuovere la razza ariana: Guido, infatti, desidera incontrare nuovamente Dora, che lavora proprio in quella scuola. Infine, l’uomo riesce a confessare il proprio amore alla maestra, in una piovosa sera, dopo averla sottratta con un divertente inganno a Rodolfo.
La storia si sposta al 1944, quando Guido e Dora, ormai sposati, hanno costruito una famiglia con il figlioletto Giosuè, di sei anni. A dispetto della guerra, sempre più invadente e dell’arrivo dei nazisti in Italia, la famiglia cerca di essere ancora felice: Dora prosegue nella sua attività di insegnante, mentre Guido ha aperto una piccola libreria. Il giorno prima del compleanno di Giosuè, tuttavia, Guido viene richiamato per essere schedato, insieme allo zio e al figlio, nel registro delle SS.
L’indomani, tutti e tre vengono deportati, insieme con gli altri ebrei della città, su un treno che li condurrà un lager nazista. Dora, tornata a casa e trovata l’intera abitazione a soqquadro, capisce la situazione e corre in stazione, dove un treno merci carico di bagagli e persone si appresta a partire. Bambini, anziani, uomini e donne: tutti vengono picchiati, presi in giro e spinti dai soldati delle SS che hanno il compito di farli salire sul treno. Un tenente tedesco consiglia a Dora di tornare a casa, ma la donna riesce a convincere il militare a far salire sul treno anche lei.

Tragicamente divertente è la scena in cui Guido si erge a interprete di un soldato tedesco per spiegare ai prigionieri le regole del gioco.I giorni passano, e Giosuè cerca di rispettare tutte le regole: tra queste, c’è l’obbligo di rimanere nella camera in cui lui e suo padre dormono e non farsi vedere da nessuno, ovviamente è una simpatica regola inventata da Guido. Nel corso di una selezione, poi, Guido riconosce il medico tedesco con cui aveva fatto amicizia nel Grand Hotel, è che ormai è stato nominato capitano delle SS: il suo compito è di decidere chi tra le persone del campo può continuare a lavorare e chi invece deve essere condotto a morire.
Guido viene riconosciuto dal medico, che lo salva dalla camera a gas e gli permette di fare il cameriere per servire gli ufficiali nazisti a cena; a differenza di quello che pensava inizialmente, però, Guido  non è stato salvato dal medico per riconoscenza nei suoi confronti, ma solamente per aiutarlo a risolvere un indovinello che non riesce a portare a termine e che lo fa disperare da tempo.
Il bambino si salva grazie al padre che gli dice di giocare a nascondino e riesce a farlo salvare. Invece Guido, viene ucciso mentre cerca di andare da sua moglie Dora e viene scoperto.

Schindler’s List.

Il film racconta la vera storia dell'imprenditore tedesco Oskar Schindler, che nella Cracovia appena occupata dalla Germania nazista decide di aprire una fabbrica. Con l'invasione della Polonia, infatti, gli Ebrei devono essere registrati e schedati, e Schindler può dunque contare su manodopera a basso costo per produrre vettovaglie per l'esercito tedesco.
Il fine dell'imprenditore è il guadagno, ma grazie a lui centinaia di ebrei possono godere di privilegi sconosciuti a coloro che invece sono stati deportati nei campi di concentramento. Nonostante ciò, i rastrellamenti e le violenze continuano, e con la costruzione di un nuovo campo di sterminio viene dato l'ordine di uccidere gli Ebrei in eccesso. Schindler è sconvolto dallo sterminio, e pensando anche al proprio tornaconto decide di convertire la fabbrica in senso militare, producendo armi, esplosivi e pallottole.
Tuttavia con l'avanzata dell'esercito sovietico il comandante del campo di Plaszow-Krakow riceve l'ordine di portare tutti gli ebrei sopravvissuti ad Auschwitz e di occultare quanto accaduto a Cracovia. Schindler è definitivamente pentito della sua collusione con il regime nazista e decide allora di spendere una fortuna per “riscattare” i propri dipendenti ebrei, pagandoli uno ad uno ed evitando loro una morte atroce. Nonostante alcuni contrattempi, risolti tramite ulteriore corruzione, Schindler riesce a fare arrivare tutti alla sua fabbrica di Zwittau-Brinnlitz, nella quale si producono munizioni non funzionanti per ostacolare i nazisti.
La guerra si conclude con il crollo del nazismo, e Schindler, ufficialmente membro del regime, è costretto a scappare per sfuggire ai russi. Prima di partire i suoi operai lo ringraziano e gli affidano una lettera in cui sono descritti tutti i gesti compiuti per assicurare loro la salvezza. Schindler è commosso e rimpiange di non aver fatto di più per evitare l'orrore. Nell'epilogo alcuni ebrei sopravvissuti all'Olocausto e i loro attori posano delle pietre sulla sua tomba, come da usanza ebraica.



Il bambino con il pigiama a righe.

Il protagonista del romanzo è Bruno, un bambino di nove anni che vive in una signorile casa del centro di Berlino. Siamo nel 1942 e la sua famiglia si deve trasferire in un altro paese per esigenze lavorative del padre, comandante di un campo di sterminio. Bruno però non sapeva neanche cosa volesse dire, piuttosto era rattristato perché andando via da Berlino non aveva più nessuno con cui potesse giocare.
Un giorno Bruno era in camera con Gretel, sua sorella, e dalla finestra videro qualche metro più in là oltre il giardino, un reticolato di filo di ferro alto più della loro casa alla cui sommità erano arrotolate enormi matasse di filo spinato. Nella mente dalla sorella questa era campagna perché aldilà di questo reticolato non c’erano che campi e baracche. Dovette ricredersi presto perché Bruno vide dei bambini; stupito di ciò decide di andare a chiedere informazioni al padre che molto sbrigativamente dice che quelle persone non sono essere umani.
Anche se insoddisfatto della risposta del padre, Bruno esce dall’ufficio. Il bambino era anche un lettore di libri di avventura e gli sarebbe piaciuto essere da grande come Cristoforo Colombo, un esploratore. Seguendo il suo sogno, pochi giorni dopo vuole esplorare quello che aveva visto dalla finestra anche se la madre glielo aveva proibito; decide perciò di esplorare il giardino dietro la villa e dopo aver camminato per quasi un’ora, vede davanti a sé un bambino all’interno di quel recinto.
Cominciò a camminare e presto si ritrovarono uno di fronte all’altro; i due cominciarono a parlare, si chiamava Shmuel, era polacco ed indossava un pigiama a righe come tutte le persone che erano dentro in quel recinto. Erano nati lo stesso giorno il 15 aprile 1934. Bruno si preoccupa delle condizioni di Shmuel infatti gli chiede perché fosse così magro; promette che la prossima volta gli porterà qualcosa da mangiare.
Intanto a casa di Bruno arriva un altro cameriere: un ebreo di nome Pavel. Lo stesso giorno recandosi da Shmuel si porta con sé un pezzo di pane. I due diventarono amici in fretta infatti ogni pomeriggio finite le lezioni Bruno andava da Shmuel e rimanevano lì a parlare per ore.
Dopo circa un anno da quando abitavano in quella casa, la famiglia dovette ritornare a Berlino per il funerale della nonna era molto triste. Neanche il tempo di dare l’ultimo saluto che Bruno e tutta la famiglia devono ritornare a casa; pochi giorni dopo sente la madre urlare nell’ufficio del padre. Cosa avrà avuto la madre per urlare così?
E’ questo il momento cruciale sia del libro che del film, infatti la madre scopre il vero lavoro del marito ed il giorno dopo il padre di Bruno ordina che tutta la famiglia deve trasferirsi a Berlino. Il fanciullo non era contento di questa decisione, infatti proprio ora aveva conosciuto qualcuno con cui passare le giornate.
Si reca così per l’ultima volta da Shmuel, quando quest’ultimo dice che non riescono più a trovare suo padre. Entrambi i bambini sono sconcertati e nella sua mente Bruno decide di voler aiutare il suo amico; perciò decise di chiedergli di procurare un pigiama a righe per far sì che potesse entrare anche lui nel recinto.
Il giorno dopo, anche se ostacolato dalla pioggia, Bruno riesce ad entrare nel campo di concentramento, si reca in una baracca per cercare il padre di Shmuel e senza pensarci in un’interminabile fila sono obbligati a marciare, ma entrambi non sapevano dove stessero andando. L’autore del libro lascia poi immaginare cosa è successo: entrambi erano stati diretti in una camera a gas dove morirono asfissiati.
Dopo che Bruno si è recato all’interno del lager, a casa sua non si seppe più nulla per parecchi mesi; la madre e Gretel perciò decisero di tornare a Berlino, convinte che Bruno potesse essere tornato lì da solo, ma le ricerche furono vane.

Solo dopo un anno il padre del bambino si reca nel luogo dove furono ritrovati i vestiti e vedendo la rete sollevata capisce che Bruno era andato all’interno del campo.



Nel 1923, in una Germania uscita sconfitta dal primo conflitto mondiale, terminato solamente cinque anni prima, un dollaro americano equivaleva a ben tre miliardi di marchi tedeschi.
Able Rosenberg, ex trapezista disoccupato (David Carradine) dopo aver passato l'ennesima giornata a girare senza meta in cerca di un lavoro torna a casa trovando il fratello sdraiato sul letto, morto suicida. Sconvolto e disorientato, Able decide di raggiungere Manuela, l'ex ragazza del fratello (Liv Ullmann) nonché sua grande amica. In seguito ad una disastrosa e sempre più opprimente situazione economica i due dopo svariati tentativi trovano lavoro presso il centro di salute mentale Santa Monica. Nonostante le numerose ore lavorative il centro non sembra niente male, un pasto gratuito, un appartamento con gas e riscaldamento gratis... ma non è tutto oro quello che luccica. La Germania descritta da Bergman, è un paese in ginocchio, Berlino, oggi uno dei pilastri portanti dell'economia europea, si presenta come una città fantasma vuota, buia e cupa; un paese dove nessun sogno è realizzabile e la gente, troppo stanca per ribellarsi e rialzarsi, cerca disperatamente lavoro con lo sguardo fisso nel vuoto. Lo stesso protagonista Able, alcolista disoccupato, interpretato da uno splendido Carradine, con paura e insicurezza cerca di arrivare a fine giornata e come lui stesso afferma più volte lungo il film "ho bisogno di ubriacarmi per prender sonno". La compagna Manuela, cosciente di non poter cambiare la situazione prova a render partecipe ambiguamente della sua vita privata l'isterico Able. Un film bellissimo, infernale e splendidamente realista. Il regista descrive uno scenario agghiacciante, un palcoscenico freddo e perfetto che sta alla base del movimento socio-politico che avrebbe cambiato faccia all'Europa novecentesca: il nazismo. Bergman descrive in che modo persone, uomini disperati e donne frustrate messi in ginocchio dal pesante squilibrio economico, si siano potuti fidare di una persona pazza e squilibrata come Hitler, in quel periodo e negli anni seguenti unico paracadute su un aereo in caduta libera. Sia chiaro però che per quanto "l'uovo", citato nel titolo del film, simboleggi la nascita del movimento nazista, il film, non è una pellicola sugli orrori del Fuhrer; ma, simboleggia il punto più basso che può raggiungere la cattiveria umana. Lungo tutto il film non si vede una sola goccia di sangue, è una violenza psicologica quella di cui parla l'autore, un esperimento sulla nostra pelle. Una delle scene più belle, e al tempo stesso la più terrificante e rivelatoria è il prologo finale del medico psichiatrico Hans Vargerus, mostro dallo sguardo impenetrabile: "noi sterminiamo quel che è inferiore e incrementiamo ciò che è utile".


Napoli 1944. Il generale Cork, comandante della 5ª Armata americana, è preso dalle trattative con Marzullo, mafioso locale, che per consegnargli 112 tedeschi, catturati durante le quattro giornate di insurrezione, esige dagli americani una tangente di cento lire al chilo, suscettibile di forti aumenti, per ogni prigioniero. Il tramite per condurre il patteggiamento è Curzio Malaparte a cui viene anche dato l'incarico, per compiacere la moglie aviatrice di un senatore americano, di organizzare una cena stile Rinascimento che ha come clou un pesce, una "sirena" dell'acquario di Napoli, che sembra una bambina. Intanto nei "bassi" le madri vendono i figli ai marocchini e Jim, il giovane tenente di collegamento, si innamora di una ragazzina che scoprirà poi essere esposta dal padre a pagamento, come unica vergine esistente in città. Malaparte si muove in questo inferno con distacco mentre cerca di spiegare all'aviatrice durante un'orgia di omosessuali, che è la potenza corruttrice degli americani che ha ridotto in tal modo la povera gente. Il Vesuvio si scatena improvvisamente in una eruzione durante la quale l'aviatrice subisce una crudele esperienza da parte di un gruppo di soldati ubriachi e stravolti. Un'esperienza che la porta allo stesso livello di tutte le donne innocenti e vinte. Il film si conclude con l'arrivo a Roma della 5ª Armata attraverso l'Appia Antica, e chi ne fa le spese, con la propria pelle, è un poveraccio che l'entusiasmo della liberazione fa finire sotto un carro armato.


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